Directa Plus, il grafene made in Italy ora ripulisce i pozzi petroliferi

Directa Plus, il grafene made in Italy ora ripulisce i pozzi petroliferi

Directa Plus, il grafene made in Italy ora ripulisce i pozzi petroliferi


di Andrea Giordano

Il motto è chiaro, disegnato sul murales pop al proprio interno: “Senza coraggio non si inizia il viaggio”. Una frase mantra, quella all’interno di Directa Plus, pensata dal suo founder e ceo, Giulio Cesareo, situata presso il ComoNExt Science Park di Lomazzo (Como), che in Italia ha realizzato il vero “sogno americano” da imprenditore.

In che modo? Investendo nel grafene, la “polvere nera”, il materiale “invisibile”, ma resistente, leggero, all’avanguardia. “Volevo fare un sistema di produzione, di nanoparticelle di carbonio, che fosse semplice, scalabile e sostenibile”, dice. Formazione classica ed ingegneristica, Master in Bocconi, studi a Stanford, Cesareo negli Stati Uniti ha ricoperto ruoli importanti in aziende come Graftech e Uncar, specializzate nel settore carbone e grafite, operando nel militare e l’aereospazio (Nasa), come manager nella multinazionale Union Carbide, lanciando poi la sfida. «Un’avventura incosciente», la definisce, capace di dar frutti. Due fasi già affrontate e superate, una terza (quella per il fare il salto  da 10 a 100 milioni di euro di fatturato) alle porte, con la quotazione (dal 2016) all’Aim di Londra.

Spazi, uffici, container delle unità mobili, nei quali emerge la squadra e la forza lavoro. Un team di under 35, formato da ingegneri energetici, ambientali, dottori in fisica, persino un veterinario, uniti da un power disagreement: perché essere in disaccordo è un valore, motivo di confronto, apertura, ascolto. E poi c’è l’atmosfera pionieristico-affascinante, da Silicon Valley trapiantata però nel comasco. Nata come semplice startup nel lontano 2004, Directa Plus guarda in avanti, punta, e ha puntato, anche in maniera selettiva, su settori come la moda, l’ambiente, nei materiali compositi, nelle gomme, gli elastomeri, ed ora nell’evoluzione delle batterie litio-zolfo.  

Progetti e capsule collection fashion (da Colmar a Loro Piana), strategie e visioni, in brevetti approvati (72) elaborati a 360°: nel tessile si manifesta, attraverso la stampa sui prodotti, sui tessuti, nelle t-shirt, nelle scarpe, nello sportwear (abbassando il battito cardiaco) mirando a entrare nel mondo del professionismo, prossimamente nel denim

Oltre a ciò esiste il loro circuito termico planare, in grado di governare la temperatura del corpo attraverso i tessuti, e il successo nel workwear. In cima a tutto, la scoperta di altre caratteristiche importanti antimicrobiche, batteriostatiche e antivirali che hanno permesso di fare filtri efficaci per uccidere il SARS-CoV-2, ma che sono diventati opportunità per i sistemi di filtrazione, delle auto, degli aerei, dei condizionatori. «Il settore più importante», sottolinea Cesareo, «è quello però ambientale, là, dove siamo solidi. Abbiamo costruito un business sviluppando prima il prodotto, poi un processo mobile per portarlo nelle zone di spillaggi delle unità produttive, che utilizzino il prodotto sfuso, non nelle barriere galleggianti, arrivando a comprare una società rumena (composta da 180 persone) che si occupa del servizio di decontaminazione dei pozzi petroliferi. Con un cliente, OMV Petrom, abbiamo recuperato da morchie e acque inquinanti quasi otto mila tonnellate di petrolio, rimandandoli poi in raffineria. Pensando al prezzo per barile, siamo diventati interessanti da un punto di vista anche energetico». 

Una tecnologia pronta e allineata ai prezzi attesi dal mercato, soprattutto creativa e sostenibile. E anche “scalabile”. In particolare riguardo il Grafysorber, autorizzato dall’EPA, Ente per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti, per l’uso in tutti i processi di recupero di idrocarburi. Il prodotto, il primo intermedio di produzione del grafene G+, viene realizzato con soli processi fisici (ad altissime temperature) e senza l’uso di additivi chimici, e ha infatti una capacità assorbente selettiva rispetto agli idrocarburi presenti in acqua, consentendo il successivo recupero, non solo nel caso di sversamenti accidentali in mare, ma anche all’interno dei processi industriali. 

La decisione dell’EPA, che segue la presentazione di Grafysorber all’EPA stessa e alla California Natural Resource Agency, apre così il mercato americano in cui il consumo annuo di petrolio è pari a 7,2 miliardi di barili. Rimane in fondo una certezza, quello delle potenzialità trasversali, ignifughe, sostenibili, di un materiale: il grafene.



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www.wired.it
2022-06-20 17:00:00

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